la OSSIGENO TERAPIA IPERBARICA

Le applicazioni cliniche, non legate al trattamento della malattia da decompressione, risalgono al 1960 ad opera del prof. Boerema, con i suoi studi sulle infezioni da clostridi, i cui risultati eclatanti hanno indirizzato all’uso dell’ossigeno iperbarico anche nella pratica medica.
Se l’O.T.I. è stata un’evoluzione della Terapia Iperbarica, originariamente impiegata per il trattamento della malattia da decompressione (MDD), oggi essa rappresenta una terapia medica utilizzata in tutto il mondo. La possibilità di poterla impiegare per trattare diverse affezioni, secondo precise indicazioni e rigorosi protocolli d’impiego, rendono l’O.T.I. una terapia sicura e capace di garantire risultati clinici a volte impensabili.
L’ossigeno terapia iperbarica è un trattamento sistemico basato sulla respirazione in maschera di ossigeno ad alta concentrazione (100 %) e ad alta pressione (1,5—1,8 atmosfere). La somministrazione si effettua nella Camera Iperbarica in ambiente pressurizzato con aria compressa. Una seduta dura circa 90 minuti; durante tutto il periodo della terapia, il paziente è controllato dal personale tecnico e medico all’esterno che verifica, tra l’altro, la respirazione della giusta dose di ossigeno, garantendo così l’efficacia della terapia.
L’Ossigenoterapia Iperbarica è attualmente tra i più sicuri ed avanzati trattamenti medici di supporto possibili.
Numerosi Studiosi, nazionali ed internazionali, hanno studiato e pubblicato le basi scientifiche su cui si basa l’ossigenoterapia iperbarica.

Storia dell’Ossigenoterapia Iperbarica

Nella letteratura scientifica la medicina iperbarica è presente a far data dal 1664. Bisogna attendere i lavori di Joseph Priestley e Antoine Laurent Lavoisier alla fine del XVIII secolo e quello di Paul Bert alla fine del XIX secolo per poter conoscere gli effetti dell’ossigeno iperbarico e le basi fisiologiche dell’iperbarismo.

Sono datate 1830 le prime applicazioni cliniche documentate dell’aria compressa (i cosiddetti bagni di aria) in Francia e in Italia, e agli studi di Paul Bert e di John Scott Haldane le prime applicazioni della ricompressione terapeutica in aria per la “malattia dei cassoni”.

Nel 1875 Carlo Forlanini costruì a Milano un “salotto terapeutico” chiamato Istituto Pneumatico.

Solo intorno alla prima metà del ventesimo secolo però, in concomitanza con lo sviluppo delle attività subacquee ed in conseguenza a queste, si può assistere ad una differenziazione fra le applicazioni terapeutiche della pressione di per sé e quelle dell’ossigeno respirato in una camera iperbarica a pressione superiore a quella atmosferica.

Nel 1928 il dottor O. J. Cunningham fece realizzare a Cleveland (Ohio) una camera iperbarica a sei piani con 72 posti “the Steel Ball Hospital”.

La terapia iperbarica in aria, inizialmente applicata alle forme di malattia da decompressione, si evolve e si rivolge ad altre applicazioni. Nasce così la “Ossigenoterapia Iperbarica” (O.T.I.) utilizzata dapprima alla cura della Malattia da Decompressione poi a patologie diverse da quelle di origine disbarica come l’intossicazione da ossido di carbonio e la gangrena gassosa.

Nel 1956 Boerema, ad Amsterdam, utilizzò una camera a pressione per migliorare l’ossigenazione di alcuni pazienti sottoposti ad intervento di cardiochirurgia.

Nel 1960, in “Vita senza sangue”, Boerema descrisse la sua esperienza relativa ad un maiale esangue in toto, perfuso con soluzione fisiologica, sopravvissuto respirando Ossigeno a 3 ATA.

Da allora a tutt’oggi sono stati pubblicati migliaia di articoli sull’O.T.I. nella letteratura mondiale. La maggioranza di questi lavori ne ha confermato l’utilità ed ha portato all’attuale consapevolezza che l’ossigenazione iperbarica è una terapia riconducibile a precisi criteri farmacologici e fisiopatologici. Le applicazioni dell’OTI sono sempre più numerose e, tra queste, alcune sono in grado di determinare un drastico viraggio verso la guarigione di patologie altrimenti critiche (gangrena gassosa).

I principi su cui si basa tale terapia derivano dalle leggi fisiche dei gas che regolano l’assorbimento e la diffusione tissutale, da alcuni principi di fisiologia e dalla conoscenza della farmacologia dell’Ossigeno.

Effetti sull’organismo dell’Ossigenoterapia Iperbarica

L’Ossigenoterapia iperbarica:
– fornisce O2 ai tessuti ischemici (deficit circolatorio o di trasporto);
– ha azione antibatterica diretta ed indiretta;
– ha azione antiedema (cerebrale, midollare, tissulare);
– determina vasocostrizione iniziale e successiva dilatazione reattiva;
– facilita la neoformazione vascolare capillare con rivascolarizzazione di aree ischemiche;
– accelera la demarcazione tra tessuto certamente necrotico e quello ischemico recuperabile;
– favorisce la formazione di collagene;
– attiva l’osteogenesi e la deposizione di calcio;
– deprime la risposta immunitaria cellulomediata;
– modifica il bilancio delle prostaglandine;
– aumenta la permeabilità della barriera ematoencefalica;

La somministrazione di Ossigeno in condizioni iperbariche deve essere effettuata con schemi terapeutici, caratteristici per ogni patologia, che siano sufficienti a riattivare i processi metabolici depressi.

Seguendo alcuni semplici protocolli, ultimamente espletati da servomeccanismi elettronici di controllo, il trattamento con OTI si effettua nella massima sicurezza.